I Misteri di Mithra e la Precessione degli Equinozi
Secondo David Ulansey, i culti misterici di Mithra rivelano precise connotazioni di astronomia e geografia celeste. Le volte di Ponza, i mosaici delle sette sfere planetarie di Ostia Antica, gli affreschi della tauromachia di Santa Maria Capua Vetere, appartengono ai mitrei, cioè i luoghi di culto di Mithra, tra i meglio conservati e più visitati d’Italia. Una sola immagina, dai tratti immutabili che si perpetua nel corso dei secoli. Il giovane Mithra dal cappello frigio pugnala un toro. Il ginocchio del giovane è piegato sull’animale, il suo mantello si apre in una volta stellata, il suo sguardo è rivolto all’indietro. Un cane, un serpente, un corvo, una coppa, uno scorpione e un leone compongono la cornice della scena. Ai due lati si trovano i portatori della fiaccola Cautes e Cautopates, con il primo che tiene la torcia verso l’alto e il secondo rivolta verso il basso. La composizione altamente simbolica potrebbe indicare la venerazione per una nuova forza cosmica a seguito della scoperta astronomica della precessione degli equinozi di Ipparco di Nicea. Per snodare il significato della composizione, bisogna fare un passo nell’antichità e recarsi in Cilicia, in Asia Minore, nel I secolo a.C..
Il Dio Mithra. Fonte : Link
Tra le fonti letterarie, Plutarco (46-120 d.C.) afferma che tra i pirati della Cilicia fosse nato il mitraismo (Vita di Pompeo, 24). A Tarso, la capitale cilicia, era fiorita la corrente filosofica dello stoicismo basato sulla credenza di cosmo vitale e divino. Tra i maggiori esponenti si ricordano Cleante (circa 330–232 a.C.), Arato di Soli (315-240 a.C.) autore di un grande poema astronomico Phaenomena, Crisippo (280-207 a.C.) e Posidonio (135 -51 a.C.). Essi professavano una religione astrale, con una predilezione per il confronto tra il microcosmo e il macrocosmo. La ragione cosmica, che coincideva con la “provvidenza” o il “fato”, era ritenuta nascosta e rivelata nel moto degli astri. Nello stesso contesto, le fonti archeologiche attestano che il culto più diffuso all’epoca fosse rivolto all’eroe greco Perseo, sostenuto il fondatore mitico di Tarso, che presenta caratteristiche iconografiche simili a Mithra.
Poco lontano, nell’isola greca di Rodi, Ipparco di Nicea (190-126 a.C.) scoprì la precessione degli equinozi. Sebbene già notata dagli uomini preistorici (come si può notare nella zona archeologica di Trinitapoli, BAT), la precessione degli equinozi fa sì che l’intera volta celeste appaia ruotare leggermente nel corso dei secoli, per un ciclo completo in circa 26.000 anni. Il Polo Nord celeste, come se fosse una trottola, cambia la sua posizione nel cielo puntando la stella polare α Ursae Minoris ora, ma era la stella Vega il polo nord celeste 13.000 anni fa’. Ma perché si chiama precessione degli equinozi? Il punto equinoziale (cioè la posizione del sole all’equinozio, il “punto d’ariete”) precede di un segno zodiacale ogni 2.600 anni. Se oggi l’equinozio di primavera cade sotto il segno dell’acquario-pesci, durante l’epoca di Ipparco cadeva sotto il segno dell’Ariete (da qui è denominato “punto d’ariete”), l’ultima costellazione in cui l’equinozio cadeva era quella del Toro.
Secondo la teoria di Ulansey, la posizione della costellazione dell’eroe Perseo, parte della Via Lattea, proprio sopra il Toro avrebbe suggerito l’immagine di Perseo come “forza cosmica” responsabile dell’uccisione del Toro, muovendo l’intera struttura cosmica dalla costellazione taurina a quella dell’ariete. Ma perché il nucleo iconografico della tauromachia avrebbe incluso anche altri asterismi? Il punto equinoziale è il punto d’incrocio tra l‘eclittica e l’equatore celeste (quel circolo proiezione dell’equatore terrestre). I due circoli sembrano segnalati tramite le costellazioni che attraversano. Se l’eclittica è disegnata dalla fascia delle costellazioni zodiacali a tutti ben più nota, le costellazioni facenti parte dell’equatore celeste lo sono meno: dopo il Toro, il Cane Minore, Idra (il serpente), Coppa, Corvo, Scorpione. La loro presenza afferma un preciso riferimento di geometria celeste, cioè l’equatore celeste.
Equatore Celeste. Fonte : Link
Altri elementi chiudono il quadro: il Leone, costellazione zodiacale che è alla sua culminazione, ovvero all’apice del cielo, quando la costellazione del Toro tramonta, quindi anch’esso “uccidendo” simbolicamente il Toro nel moto della volta celeste. Cautes e Cautopantes, i due portatori di fiaccola, simboli della rinascita primaverile il primo, e della morte stagionale autunnale il secondo.
Un ordine iconografico astrale e mnemotecnico, che ci riporta ad una scoperta fondamentale per la storia dell’astronomia, la precessione degli equinozi, testimonianza esemplare di un periodo di fioritura scientifica e umanistica che è la scienza ellenistica, catturata in una sola immagine per la venerazione degli iniziati del culto misterico di Mithra. Si conserva così una conoscenza astronomica specifica sulla base di una lettura e studio di astronomia culturale, la disciplina che studia il rapporto tra gli uomini e gli astri.
Bibliografia
- Ulansey, David. I Misteri di Mithra: Cosmologia e salvazione nel mondo antico, a cura di Gianfranco de Turris (Roma: Edizioni Mediterranee, 2001) – The Origin of The Mithraic Mysteries (Oxford: Oxford University Press, 1989).
- Beck, Roger. The Religion of the Mithras Cult in the Roman Empire: Mysteries of the Unconquered Sun (Oxford: Oxford University Press, 2006).
- Mastrocinque, Attilio. The Mysteries of Mithras: A Different Account (Tübingen: Mohr Siebeck, 2017).
Autrice : Dr.ssa Cristofaro Ilaria